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Giorgio Bárberi Squarotti ritorna con "Lucia intrepida e altre venture romantiche" a uno dei territori privilegiati della sua indagine critica: la letteratura italiana tra fine Settecento e Ottocento. Al centro, stanno la capitale esperienza del Manzoni, indagata ora soprattutto nelle sue problematiche storico-sociali ed etiche fondamentali (la peste, la carestia e la rivolta) e nelle sue strutture narrative (il viaggio), ma anche - in maniera più sorprendente - il Carducci (la rappresentazione del paesaggio toscano, il mito della Francia, i versi Al Beato Giovanni della Pace, la polemica contro la degenerazione dell'Italia). L'orizzonte spazia dall'Alfieri comico fino ad Abba e Verga, con due prospettive esegetiche privilegiate. Da un lato, stanno gli interventi volti a ricostruire la fitta rete di legami intertestuali tra testi apparentemente anche molto lontani tra loro, in cui la memoria non è solo indicazione erudita di fonti, ma strumento fondamentale per la comprensione delle ragioni profonde dell'opera: Voltaire e Monti, Tasso e Manzoni, Lucia e Angelica, Berni e Manzoni, Manzoni e Montale, Shakespeare e Manzoni e d'Annunzio, Florimonte e don Abbondio.